Confessione Di Un Assassino

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Confessione di un assassino

Author: Joseph Roth
language: it
Publisher: Adelphi Edizioni spa
Release Date: 2015-12-17T00:00:00+01:00
Questo libro è il «romanzo russo» di Joseph Roth. Vegliati da un orologio di latta, le cui lancette sono ferme o segnano l’ora sbagliata, in un locale di Parigi che è un porto di naufraghi della prima emigrazione russa, alcuni avventori ascoltano una confessione, durante una notte interminabile. E subito siamo irretiti nell’intreccio di un esasperato feuilleton, che è una favola sul Male, sul suo potere ipnotico di spingere le proprie vittime in storie circolari e ossessive, che si stringono lentamente come un cappio. Questo Male metafisico, irriducibile, assume qui una forma peculiarmente russa: come oscura connivenza fra la delazione, il rancore, l’abiezione erotica e l’ansia di espiare, punirsi, confessare. Forse nessun libro ha saputo dare voce, al pari di questo, a un fantasma subdolo e imperioso: quello dell’«erotismo poliziesco». E, con la sua infallibile percezione dei «segni dei tempi», Roth ci ha offerto in queste pagine una delle più convincenti figure del Diavolo moderno: un essere mellifluo e imbrillantinato, che fa l’agente della polizia segreta zarista per passare poi, senza mutare in nulla le sue maniere, a quella di Lenin; un «sussurratore» che guida con dolcezza i suoi eletti in un «inferno profumato». È un inferno dove il protagonista entra di slancio, senza accorgersene, perché la sua soglia è segnata da un nobile sentimento: l’esigenza di una «giustizia assoluta». Ma, in un mondo dove ciascuno non è ciò che è supposto essere, dove «una falsa esistenza, costruita su un nome preso in prestito e rubato» riesce a «distruggere l’esistenza vera, quella reale», dove tutti i pesi sono falsi, dove i documenti falsi garantiscono l’immunità e i documenti veri celano in sé una condanna a morte, dove il legittimo è spurio e l’illegittimo si sente vittima di un complotto e perciò congiura contro i suoi presunti persecutori, in un mondo che sembra essere già di per sé una immane provocazione organizzata da una accorta polizia, la «giustizia assoluta» diventa facilmente la legge dell’inferno. Ma l’inferno non è, come vorrebbero i bigotti, solo un luogo di punizioni: piuttosto è un luogo di voluttà torturanti e di torture voluttuose, che svela con lentezza, con agio, la propria ultima atrocità. Grazie al genio romanzesco di Roth, noi traversiamo in queste pagine quell’inferno come fosse una serie di stanze in un appartamento, sentiamo il suo odore dolciastro, ci soffermiamo sulla carta da parati, avvertiamo l’attrazione del luogo come «qualcosa di caldo, di confuso, di assurdo», che però si offre con piena naturalezza, come se l’impulso più spontaneo fosse quello di abbracciare l’atroce. La "Confessione di un assassino" è il terzo romanzo scritto da Roth in esilio e fu pubblicato per la prima volta nel 1936.
Domenica 20 luglio 2008 confessioni di un ex killer

La ricerca artistica di Teresa Mangiacapra (in arte Niobe), cominciata con il gruppo delle Nemesiache, creato da Lina Mangiacapre (Nemesi), tocca tutti i campi dell’espressione artistica con il metodo dell’autocoscienza e della psicofavola. Col tempo ha privilegiato la scultura scegliendo di firmare i suoi lavori con lo pseudonimo di Niobe (nome nel gruppo) nel cui mito è possibile leggere la capacità di trasmutazione della materia per il superamento del dolore. Soggetti preferiti: l’Angelo e il Mito, il Mito come ricerca dell’origine e dell’identità; l’Angelo come dimensione di armonia, tramite tra cielo e terra, simbolo dell’eterna lotta contro ogni ingiustizia, irresponsabilità, miseria, violenza, custode della memoria individuale e collettiva… Espone i suoi lavori in siti archeologici, chiese, chiostri… sperimentando materiali diversi e utilizzando la fotografia per ri-creare e ri-tagliare la realtà secondo il suo desiderio. Alcuni suoi brevi racconti sono stati per lei fonte d’ispirazione per lavori multimediali o diapòfavole, presentati anche in festival con successo come “La principessa dagli occhi di vetro”, “Desiderea” e “Rione Terra”. “La parola per me è importante perché - come e forse più dell’azione - è responsabile nella costruzione della realtà. Dovremmo essere molto ‘attenti’ nel parlare e ancor più nello scrivere. Io mi sento soprattutto una scultrice ma forse la parola come ricerca, espressione , creazione può essere considerata anch’essa materia a cui dare forma. Finora i miei scritti, che amo definire libere riflessioni… sono apparsi sul periodico d’arte e cultura Manifesta; da cinque anni collaboro con Il Foglio del Paese Delle Donne soprattutto per il festival del cinema di Venezia; nel 2014 ho pubblicato “Umori – poesie a due voci” con Vincenzo Abate per Oèdipus.” A cura dell’Associazione Le Tre Ghinee/Nemesiache www.linamangiacapre.it